ITALIANI BRAVA GENTE: LA STRAGE DI ZERET

Tra i numerosi eccidi compiuti dall’esercito italiano in epoca fascista la strage di Zeret (Etiopia) è riemersa dall’oblio solo in epoca recente grazie all’opera dello storico MATTEO DOMINIONI che ne ha trovato ampia documentazione negli archivi italiani ma anche precisi riscontri sul luogo.
Nel 1935 -36 l’Italia ha conquistato l’Etiopia con una breve campagna militare ed un grande dispiego di mezzi militari, tra cui l’uso di gas velenosi proibiti dalle convenzioni internazionali (il cui uso è stato ufficialmente riconosciuto dal governo italiano solo nel 1996 – Governo Dini).
È però una vittoria di Pirro. La Resistenza si diffonde a macchia d’olio e mette a dura prova gli occupanti.
È il 30 marzo 1939 l’aviazione italiana ha individuato una colonna di “ribelli”, considerata il “reparto salmerie” del famoso capo partigiano Abebè Aregai. Il gruppo è in realtà composto in larga misura di feriti, anziani, donne e bambini, con alcuni combattenti guidati da Tesciommè Sciancut.

Incalzati dalle truppe italiane i fuggiaschi trovano rifugio in una grande grotta nella regione di Gaia Zeret-Lalomedir.
Gli italiani li assediano a lungo, poi decidono di calare nella cavità alcuni bidoncini di iprite, un gas che provoca morte e vaste lacerazioni (proibito, lo ripetiamo dalle convenzioni internazionali).
“Il mio compito – scrive nel suo diario il sergente maggiore Boaglio – era far scendere e scoppiare i bidoncini…nel punto di entrata della caverna, in modo da ypritare tutto il terreno, impedendo così a eventuali fuggitivi di cavarsela impunemente….”.
Non basta. Si fa ampio uso di lanciafiamme, mitragliatrici, granate e proiettili lacrimogeni per snidare gli assediati, che tentano di resistere sostenuti anche dall’intervento di un gruppo partigiano guidato dal fratello di Tesciommè Sciancut.
Infine i sopravvissuti devono arrendersi. Paradossalmente Tesciommè Sciancut ed una quindicina di combattenti riescono ad eclissarsi.
Gli italiani dividono i sopravvissuti. Gli uomini vengono mitragliati a gruppi di cinquanta sull’orlo di un burrone, mentre donne e bambini vengono risparmiati (ma su di loro incombe l’effetto dell’iprite).
Così viene descritto il massacro in un documento conservato presso l’archivio dell’Ufficio storico dello stato maggiore dell’esercito di Roma e riportato da Dominioni:
“il giorno 9 aprile la grotta veniva ipritata e bombardata a gas d’arsina dal plotone chimico della Divisione Granatieri di Savoia.La notte dal 9 al 10 i ribelli tentarono una sortita: fuggivano il capo Tesciommè Sciancut e 15 armati.La notte dal 10 al 11 nuovamente veniva ritentata una sortita. I ribelli venivano respinti.All’alba del giorno 11 avveniva la resa a discrezione […].Nel mattino ne venivano fucilati circa 800 d’ordine del Governo Generale.”
L’11 aprile la carneficina è finita…
fonti:
Matteo DOMINIONI, Lo sfascio dell’impero: gli italiani in Etiopia 1936-1941. Pref. di A. Del Boca, Laterza, 2008

Alessandro BOAGLIO, Plotone chimico. Cronache abissine di una generazione scomoda, Mimesis, 2010.

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2 risposte a ITALIANI BRAVA GENTE: LA STRAGE DI ZERET

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